[Argomento] Musica e politica

[Fonte] Plut. (?) De unius in republica dominatione 827a-c

[Periodo] 400–350 BC

[Testo]

ὥσπερ οὖν ὁ ἁρμονικὸς καὶ μουσικὸς ἀνὴρ παντὶ μὲν ὀργάνῳ χρήσεται προσῳδῷ τεχνικῶς ἁρμοσάμενος καὶ λόγῳ κρούων ἕκαστον ὡς πέφυκεν ἐμμελὲς ὑπηχεῖν, ἤδη μέντοι συμβούλῳ Πλάτωνι χρησάμενος, πηκτίδας, σαμβύκας καὶ ψαλτήρια πολύφθογγα καὶ βαρβίτους καὶ τρίγωνα παραπέμψας, τὴν λύραν καὶ τὴν κιθάραν προτιμήσει, τὸν αὐτὸν τρόπον ὁ πολιτικὸς ἀνὴρ εὖ μὲν ὀλιγαρχίαν Λακωνικὴν καὶ Λυκούργειον μεταχειριεῖται, συναρμοσάμενος αὑτῷ τοὺς ἰσοκρατεῖς καὶ ὁμοτίμους ἄνδρας, ἡσυχῇ προσβιαζόμενος, εὖ δὲ πολυφθόγγῳ καὶ πολυχόρδῳ συνοίσεται δημοκρατίᾳ, τὰ μὲν ἀνιεὶς τὰ δ᾽ ἐπιτείνων τῆς πολιτείας, χαλάσας τ᾽ ἐν καιρῷ καὶ καρτερῶς αὖθις ἐμφύς, ἀντιβῆναι καὶ ἀντισχεῖν ἐπιστάμενος‧ εἰ δ᾽ αἵρεσις αὐτῷ δοθείη, καθάπερ ὀργάνων τῶν πολιτειῶν, οὐκ ἂν ἄλλην ἕλοιτο πλὴν τὴν μοναρχίαν, Πλάτωνι πειθόμενος, τὴν μόνην δυναμένην τὸν ἐντελῆ καὶ ὄρθιον ἐκεῖνον ὡς ἀληθῶς τῆς ἀρετῆς τόνον ἀνασχέσθαι καὶ μήτε πρὸς ἀνάγκην μήτε πρὸς χάριν ἁρμόσαι τοῦ συμφέροντος. Αἱ μὲν γὰρ ἄλλαι πολιτεῖαι τρόπον τινὰ κρατούμεναι κρατοῦσι καὶ φερόμεναι φέρουσι τὸν πολιτικόν, οὐκ ἔχοντα τὴν ἰσχὺν βέβαιον ἐπὶ τούτους παρ᾽ ὧν ἔχει τὸ ἰσχῦον, ἀλλὰ πολλάκις ἀναγκαζόμενον τὸ Αἰσχύλειον ἀναφωνεῖν, ᾧ πρὸς τὴν τύχην ἐχρῆτο Δημήτριος ὁ πολιορκητὴς ἀποβαλὼν τὴν ἡγεμονίαν‧ «Σὺ τοί με φυσᾷς, σύ με καταίθειν μοι δοκεῖς».

[Apparato critico]

τρίγωνα Turbèbe Xylander: τρίβωνα codd.; αὑτῷ Duebner: αὐτῷ codd.; τούτους Méziriac: τούτου codd.; μοι Vit. Demetr. Codex Parisinus gr. 1679 Xylander : om. UαA αὖ Μette.

[Traduzione]

«Chi è esperto di musica o chi la esegue userà strumenti intonati e accordati con perizia, suonando ciascuno secondo le regole, in modo che la voce ne risulti naturale e armoniosa; seguendo comunque il consiglio di Platone [Resp. 399c-e], lascerà perdere pettidi, sambuche, arpe dai molti suoni, barbiti e trigoni, e preferirà al loro posto la lira e la cetra: così anche l’uomo politico saprà destreggiarsi bene in un’oligarchia di tipo spartano e licurgheo, avvalendosi della collaborazione di persone che gli siano pari in potenza e dignità e forzandole con calma a aderire alle sue idee, ma s’adatterà bene anche ai molti suoni e alle molte corde della democrazia, ora rilassando ora tendendo le corde del suo governo, allentandole al momento opportuno e tirandole di nuovo con forza, esperto dell’arte d’opporsi e resistere. Se però gli fosse dato di scegliere le forme di governo come fossero strumenti, nessun’altra preferirebbe, obbedendo a Platone [Pol. 302b-e], alla monarchia, la sola in grado di mantenere costante quel tono realmente perfetto ed elevato della virtù e di sapersi accordare al pubblico interesse senza cedere a pressioni e senza voler compiacere nessuno. Gli altri modelli costituzionali sono sì sotto il controllo dell’uomo politico, ma in un certo modo sono loro a controllare lui e pur essendone guidate lo guidano, dato che egli non dispone d’un saldo potere su coloro dai quali gli deriva tale potere, ma è spesso costretto a gridare quel verso di Eschilo, che Demetrio Poliorcete, quand’ebbe perduta l’egemonia, lanciava contro la Fortuna: «Tu m’attizzi la fiamma, tu sembri ridurmi in cenere [fr. 359 R.]». [Trad. Pisano 2017]

[Commento]

In questo passo, tratto dall’opuscolo De unius in republica dominatione, populari statu et paucorum imperio, attribuito (non unanimemente) a Plutarco, l’autore propone un interessante confronto fra l’esperto di teoria e pratica musicale da un lato (ὁ ἁρμονικὸς καὶ μουσικὸς ἀνήρ) e l’uomo politico dall’altro (ὁ πολιτικὸς ἀνήρ). Più volte l’autore fa ricorso al lessico tecnico musicale per descrivere, per mezzo di metafore, il lavoro del politico nell’ambito delle diverse forme di regime, fra le quali lo stesso autore non nasconde la sua preferenza per la monarchia. La democrazia è definita πολύφθογγος e πολύχορδος, composti aggettivali connotati negativamente, secondo i confronti che è possibile stabilire con le fonti di IV secolo, e in particolare riferimento ai detrattori della cosiddetta Nuova Musica (cf. il termine diametralmente opposto, e dalle connotazioni positive, oligochordia, per esempio in [Plut.] De mus. 1137a). Si ricordi anche che Platone impiega l’aggettivo πολύχορδος in riferimento all’αὐλός – strumento che verrà escluso dalla politeia – in Resp. 399d. In generale, il passo (pseudo-)plutarcheo riecheggia chiaramente alcune posizioni sia in chiave politica che in senso etico-musicale, esposte da Platone nei diversi dialoghi. È interessante notare come, nella stessa Repubblica, la poikilia della democrazia – anche qui, come la polychordia, connotata in senso negativo – venga spiegata da Socrate ad Adimanto attraverso una metafora visiva: «[c]ome un variopinto mantello ricamato a fiori di ogni sorta, cosí anche questa, che è un vero mosaico di caratteri, potrà apparire bellissima. E bellissima, continuai, saranno forse molti a giudicarla, simili ai bambini e alle donne che contemplano gli oggetti di vario colore». [Plat. Resp. 557c].

[Bibliografia]

J.-C. CARRIÈRE – M. CUVIGNY (eds), Plutarque, Oeuvres morales, Tome XI, 2e partie: Traités 52 et 53, Préceptes politiques (Carrière), Sur la monarchie, la démocratie, l’oligarchie (Cuvigny), Paris 1984, pp. 148-157; G. COMOTTI (saggio introduttivo di) – R. BALLERIO (trad. e note di), Plutarco. La musica, Milano 2000, 48-49 n. 90; E. LELLI – G. PISANO (edd.), Plutarco. Tutti i Moralia, Milano 2017, 1583-1585 e 2839-2840; P. LEVEN, The Many-Headed Muse. Tradition and Innovation in Late Classical Greek Lyric Poetry, Cambridge 2014, 81-82; M. MAAS, ‘Polychordia and the Fourth-Century Greek Lyre’, The Journal of Musicology 10.1, 1992, 74–88; E. ROCCONI, Le parole delle Muse: la formazione del lessico tecnico musicale nella Grecia antica, Roma 2003, 35 n. 183.

[Parole chiave]

Musica, politica, polychordia, metafore sonoro-musicali.

[Francesco Buè]