[Autore] Timocles Comicus (seconda metà del IV sec. a.C.)

[Opera] Dionysazousai, fr. 6 K.-A.

[Luogo dell’opera] Atene

[Fonte] Stob. IV 56, 19: Τιμοκλέους∙ [fr. 6 K.-A., 1-19]

Ath. VI 223b: Τιμοκλῆς ὁ κωμῳδιοποιὸς κατὰ πολλὰ χρησίμην εἶναι λέγων τῷ βίῳ τὴν τραγῳδίαν φησὶν ἐν Διονυσιαζούσαις∙ [fr. 6, 1-11 K.-A.]

[Tipologia] Commedia

[Periodo] 350–300 BC

[Testo]

ὦ τᾶν, ἄκουσον ἤν τί σοι δοκῶ λέγειν.
ἅνθρωπός ἐστι ζῷον ἐπίπονον φύσει,
καὶ πολλὰ λυπήρ’ ὁ βίος ἐν ἑαυτῷ φέρει.
παραψυχὰς οὖν φροντίδων ἀνεύρετο
ταύτας· ὁ γὰρ νοῦς τῶν ἰδίων λήθην λαβὼν             5
πρὸς ἀλλοτρίῳ τε ψυχαγωγηθεὶς πάθει,
μεθ’ ἡδονῆς ἀπῆλθε παιδευθεὶς ἅμα.
τοὺς γὰρ τραγῳδοὺς πρῶτον, εἰ βούλει, σκόπει,
ὡς ὠφελοῦσι πάντας. ὁ μὲν ὢν γὰρ πένης
πτωχότερον αὑτοῦ καταμαθὼν τὸν Τήλεφον            10
γενόμενον ἤδη τὴν πενίαν ῥᾷον φέρει.
ὁ νοσῶν τι μανικὸν Ἀλκμέων’ ἐσκέψατο.
ὀφθαλμιᾷ τις∙ εἰσὶ Φινεῖδαι τυφλοί.
τέθνηκέ τῳ παῖς ∙ ἡ Νιόβη κεκούφικε.
χωλός τις ἐστί∙ τὸν Φιλοκτήτην ὁρᾷ.                        15
γέρων τις ἀτυχεῖ ∙ κατέμαθεν τὸν Οἰνέα.
ἅπαντα γὰρ τὰ μείζον’ ἢ πέπονθέ τις
ἀτυχήματ’ ἄλλοις γεγονότ’ ἐννοούμενος
τὰς αὐτὸς αὐτοῦ συμφορὰς ἧττον στένει

[Metrica]

Trimetri giambici

[Apparato critico]

1 versum om. Ath. CE | ὦ τᾶν Gesner: ὦ τάν Stob. | δοκῶ Stob.: μέλλω Ath. A || 2 ἅνθρωπός tacite Kaibel: ἄν- codd. || 3 λυπήρ’ Stob. A: -ρά Stob. SM, Ath.: λυπρὰ Eust. || 4 οὖν Stob. : γοῦν Ath. | ἀνεύρετο Walpole : -ατο codd. || 6 τε codd. :τ’ ὢν Richards | ἀλλότρια … πάθη Headlam || 7 ἅμα codd. : θ᾽ἅμα Stephanus || 9 ὁ μὲν ὢν Ath. CE : ὁ μένων Ath. A : ὤν μὲν Stob. || 11 ἤδη Ath. : οὕτω Stob. || 12 τι μανικὸν Stob. : δὲ μανικῶς Ath. || 15 ἐστιν Ath. A | ὅρα Ath. C || 18 ἄλλοις Stob., Ath. CE : ἢ ἄλλοις Ath. A || 19 αὐτοῦ Ath. A ante corr., CE, Stob. MA : αὑτ- Ath. A post corr., Stob. S | ἧττον στένει Stob. : ῥᾷον φέρει Ath.

[Traduzione]

K. APOSTOLAKIS, Timocles. Introduction, Translation, Commentary, Göttingen 2019, 52-53

Di Timocle: [fr. 6, 1-19 K.-A.]

Il poeta comico Timocle, sostenendo che la tragedia è di grande utilità per la vita, dice nelle Donne che celebrano le Dionisie: [fr. 6, 1-11 K.-A.]

Amico, ascolta, se ciò che intendo dirti ha senso.
L’uomo è una creatura penosa per natura,
e la vita porta con sé molti dolori.
Perciò (l’uomo) inventò queste consolazioni delle
angosce: perché la mente, dimenticando le proprie              5
preoccupazioni e sedotta da quelle altrui,
se ne va compiaciuta e istruita al tempo stesso.
In primo luogo, osserva, per favore, i poeti tragici,
come sono di aiuto a tutti. Infatti, il povero
non appena comprende che Telefo era più misero di lui      10
già sopporta più facilmente la povertà.
Il malato di mente osserva Alcmeone.
Qualcuno ha male agli occhi: i figli di Fineo sono ciechi.
A qualcuno è morto un figlio: Niobe dà conforto.
Qualcuno è zoppo: vede Filottete.                                        15
Un vecchio è sfortunato: guarda Eneo.
Infatti, quando qualcuno comprende che tutte le sventure
accadute ad altri sono maggiori di quelle che ha sofferto,
lui stesso si lamenta di meno delle proprie disgrazie

[Commento]

Il frammento è tramandato da due diversi testimoni: 1) nella sua completezza nella sezione dell’Anthologium di Giovanni Stobeo (IV 56, 19) dedicata a testi consolatori (παρηγορικά); 2) per i soli primi undici versi da Ateneo di Naucrati nei Deipnosofisti (VI 223b), dove l’autore espone che, similmente alla tragedia, egli riporta materiali noti (i discorsi che ha sentito alle cene che descrive) e non deve inventare nulla. Il contenuto letterario ha fatto pensare a una collocazione del testo in un dibattito sulle caratteristiche della tragedia e della commedia e, inoltre, che la persona loquens potesse essere una personificazione della Tragedia o della Poesia (vd. ora Apostolakis 2019: 55).

Ai vv. 1-7 il parlante si rivolge direttamente a qualcuno, cui chiede di ascoltare quanto sta per dire, preannunciato dalla massima che la vita umana è sofferenza (cfr. e.g. Philem. fr. 92, 1-2 K.-A., Posidipp. fr. 32, 1-2 K.-A.). In seguito, viene introdotto il tema centrale del frammento: la tragedia è in grado di affascinare e istruire il pubblico, il cui animo tormentato può trovare serenità e imparare da quanto ha visto sulla scena; si tratta, dunque, di una creazione con funzione terapeutica e didattica. In questo senso, il ragionamento di Timocle si discosta dalla teorizzazione di Platone, che critica la tragedia in quanto imitazione che percepisce solamente l’apparenza e non è in grado di arrivare alla verità (Rp. 601a-603b) e perché il piacere tratto dalla visione sulla scena delle disgrazie altrui ha alla fine conseguenze depressive per sé stessi (Rp. 606b); al contrario, sembra invece rispecchiare quanto espresso da Aristotele, secondo cui la mimesi e l’apprendimento vanno di pari passo (Po. 1448b5-19), perché i sentimenti di timore e di pietà mossi dalle vicende drammatiche presuppongono una riflessione sulla propria condizione e risultano, quindi, utili e istruttivi (cfr. Po. 1449b24-28). Tuttavia, Aristotele ritiene che la tragedia debba procurare il piacere che nasce dalla compassione e dalla paura tramite l’imitazione (Po. 1453b9-14), mentre il parlante del fr. 6 K.-A. sembra basarsi solamente su un confronto del pubblico con gli eroi sofferenti. In ogni caso, si può notare che la terminologia impiegata da Timocle si colloca bene nel contesto della riflessione contemporanea sulla poesia tragica.

Ai vv. 8-16 la persona loquens riporta un elenco di eroi tragici per esemplificare diverse sventure legate a ciascuno di essi: Telefo (povertà), Alcmeone (follia), i Fineidi (cecità), Niobe (perdita dei figli), Filottete (invalidità), Eneo (vecchiaia disgraziata). È probabile che i nomi di questi personaggi non alludano a drammi specifici, bensì ad archetipi tragici. Tuttavia, si può notare che tutti (tranne i Fineidi, ma vd. trag. adesp. fr. 10a Kn.-Sn., Phineidai) sono protagonisti di tragedie di V sec. a.C., il che potrebbe far pensare al fatto che Timocle si sia ispirato a riprese di palaiai nel IV sec. a.C.; d’altra parte, è altrettanto probabile che il poeta comico avesse in mente rappresentazioni tragiche contemporanee, come potrebbero mostrare ad esempio le menzioni di Alcmeone (tragedie di Timoteo [TrGF I2 56], Astidamante II [TrGF I2 60] e Teodette [TrGF I2 72]) o di Eneo (tragedia di Cheremone [TrGF I2 71]).

Infine, ai vv. 17-19 il parlante riferisce che il pubblico confronta le proprie disgrazie con quelle degli eroi tragici e capisce che deve lamentarsi meno di quanto avrebbe fatto se non avesse visto tali vicende in scena. La formulazione può essere una detorsio parodica dei presupposti della katharsis tragica: non si tratta qui di purificare l’animo dello spettatore da sentimenti nocivi e di risollevarlo, ma di ottenere una consolazione superficiale tramite l’osservazione delle sventure altrui e la certezza di sapere che c’è sempre qualcuno che soffre di più.

[Edizione di riferimento]

R. KASSEL – C. AUSTIN (edd.), Poetae Comici Graeci, VII: Menecrates-Xenophon, Berolini-Novi Eboraci 1989, 758-759; K. APOSTOLAKIS, Timocles. Introduction, Translation, Commentary, Fragmenta Comica 21, Göttingen 2019, 52-67.

[Bibliografia essenziale]

J. BERNAYS, ‘Timokles und Lessing’, RhM 34, 1879, 615-616; M. POHLENZ, ‘Die Anfänge der griechischen Poetik’, NGG, 1920, 142-178; R. KASSEL, Untersuchungen zur griechischen und römischen Konsolationsliteratur, München 1958, 8-9, 70-72; S. HALLIWELL, ‘Learning from Suffering: Ancient Responses to Tragedy’, in J. Gregory (ed.), A Companion to Greek Tragedy, Malden (Mass.) 2005, 394-412; S.D. OLSON, Broken Laughter: Select Fragments of Greek Comedy, Edited with Introduction, Commentary, and Translation, Oxford 2007, 169-172; A.H. Sommerstein, Talking about Laughter and other studies in Greek comedy, Oxford 2009, 116-117; R.M. ROSEN, ‘Timocles’ fr. 6 K-A and the Parody of Greek Literary Theory’, in C.W. Marshall, G. Kovacs (edd.), No Laughing Matter: Studies in Athenian Comedy, London 2012, 177-186; J. HANINK, ‘Literary Evidence for New Tragic Production: The View from the Fourth Century’, in E. CSAPO, H.R. GOETTE, J.R. GREEN, P. WILSON (edd.), Greek Theatre in the Fourth Century B.C., Berlin-Boston 2014, 191-200; M. ORNAGHI, ‘Paradigmi condivisi o coincidenze tragiche?: Il fr. 6 K.-A. di Timocle e la Poetica di Aristotele’, GIF 72, 2020, 87-110.

[Parole chiave]

commedia, mesē, Timocle, Dionysiazousai, Ateneo, Deipnosofisti, Stobeo, tragedia, plot, consolatio, katharsis, emozioni.

[Vivian Navarro]