[Autore] Antiphanes Comicus
[Opera] Poiēsis, fr. 189 K.-A.
[Luogo dell’opera] Atene
[Fonte] Ath. VI 222c-223a: ἐπειδὴ ἀπαιτεῖς συνεχῶς ἀπαντῶν, ἑταῖρε Τιμόκρατες, τὰ παρὰ τοῖς δειπνοσοφισταῖς λεγόμενα, καινά τινα νομίζων ἡμᾶς εὑρίσκειν, ὑπομνήσομέν σε τὰ παρὰ Ἀντιφάνει λεγόμενα ἐν Ποιήσει τόνδε τὸν τρόπον· [fr. 189 K.-A.].
[Tipologia] Commedia
[Periodo] 400–350 BC
[Testo]
μακάριόν ἐστιν ἡ τραγῳδία
ποίημα κατὰ πάντ’, εἴ γε πρῶτον οἱ λόγοι
ὑπὸ τῶν θεατῶν εἰσιν ἐγνωρισμένοι
πρὶν καί τιν’ εἰπεῖν, ὥσθ’ ὑπομνῆσαι μόνον
δεῖ τὸν ποητήν· Οἰδίπουν γάρ † φῶ, (5)
τὰ δ ̓ ἄλλα πάντ’ ἴσασιν· ὁ πατὴρ Λάιος,
μήτηρ Ἰοκάστη, θυγατέρες, παῖδες τίνες,
τί πείσεθ’ οὗτος, τί πεπόηκεν. ἂν πάλιν
εἴπῃ τις Ἀλκμέωνα, καὶ τὰ παιδία
πάντ’ εὐθὺς εἴρηχ’, ὅτι μανεὶς ἀπέκτονε (10)
τὴν μητέρ’, ἀγανακτῶν δ’ Ἄδραστος εὐθέως
ἥξει πάλιν τ’ ἄπεισι – x – ⏑ –
⟨ἔπει⟩θ ̓ ὅταν μηθὲν δύνωντ’ εἰπεῖν ἔτι,
κομιδῇ δ’ ἀπειρήκωσιν ἐν τοῖς δράμασιν,
αἴρουσιν ὥσπερ δάκτυλον τὴν μηχανήν, (15)
καὶ τοῖς θεωμένοισιν ἀποχρώντως ἔχει.
ἡμῖν δὲ ταῦτ’ οὐκ ἔστιν, ἀλλὰ πάντα δεῖ
εὑρεῖν, ὀνόματα καινά, – x – ⏑ –
x – ⏑ – κἄπειτα τὰ † διῳκημένα
πρότερον, τὰ νῦν παρόντα, τὴν καταστροφήν, (20)
τὴν εἰσβολήν. ἂν ἕν τι τούτων παραλίπῃ
Χρέμης τις ἢ Φείδων τις, ἐκσυρίττεται·
Πηλεῖ δὲ πάντ’ ἔξεστι καὶ Τεύκρῳ ποεῖν
[Metrica]
Trimetri giambici
[Apparato critico]
1 ⟨εἶτ ̓ οὐ⟩ Reinhardt || 2 εἴ γε Ath. ACE : ἧς γε Hirschig | πρῶτον Ath. ACE : πρότερον Wilamowitz || 4 ὥσθ’ Ath. CE : ὥς Ath. A || 5 γάρ φῶ Ath. ACE : γ ̓ ἂν φῶ ⟨μόνον⟩ Kaibel (⟨μόνον⟩ iam Dindorf) : γὰρ φ⟨ήμ ̓ ἐγ⟩ώ Peppink : γ ̓ ἂν φῇ ⟨μόνον⟩ Coulon (φῇ iam Richards) || 5-6 γὰρ ⟨ἄν γε⟩ φῶ, / καὶ τἄλλα Meineke (γὰρ ⟨ἄν γε⟩ φῶ iam Musurus) : γὰρ ⟨ἂν⟩ φ⟨ράσ⟩ω, / τά γ ̓ ἄλλα Kock || 9 Ἀλκμέωνα Dindorf : Ἀλκμαίωνα Ath. ACE || 10 εἴρηχ’ Grotius : εἴρηκ(εν) Ath. ACE | μανεὶς ἀπέκτονε Ath. ACE : μανεῖτ ̓ ἀπεκτονὼς Immisch || 11 δὲ Ἄδραστος Ath. A : δὲ δράσας Kock || 12-13 ταπεισιθ’ ὅταν Ath. A : suppl. Casaubon : τ’ ἄπεισιν, ⟨εἶθ ̓ ἥξει πάλιν, / ἔπει⟩θ’ ὅταν Herwerden : τ’ ἄπεισιν, ⟨ὅθεν ἦλθεν πάλαι, / ἔπει⟩ θ’ ὅταν Naber || 14 ἀπειρήκωσιν Dindorf : ἀπειρηκόσιν Ath. A || 18-19 lac. indic. Kaibel, quam e.g. sic explevit ⟨καινὰ πράγματα, / καινοὺς λόγους⟩ || 19 διῳχημένα Herwerden : διωκημένα Ath. ACE : διακείμενα Richards : τᾠκονομημένα Kock || 21 ἂν Ath. ACE : κἂν Wilamowitz | παραλίπῃ Ath. CE : παραλείπῃ Ath. A || 22 Φείδ(ων) Ath. CE : φιδων Ath. A || 23 ταῦτ’ Ath. A : πάντ’ Ellebodius | ἔξεστι Ath. BQMPMus : ἔξεστιν Ath. A
[Traduzione]
Poiché, caro Timocrate, domandi di continuo le conversazioni tra i deipnosofisti, perché ritieni che inventiamo cose nuove, ti ricorderemo ciò che dice Antifane nella Poesia sulla falsariga di quanto segue:
Beata poesia è la tragedia
in tutto e per tutto: anzitutto gli argomenti
sono ben conosciuti dagli spettatori
prima che qualcuno parli, e il poeta
deve solo ricordali. Infatti † dico Edipo (5)
e sanno tutto il resto: il padre è Laio,
la madre Giocasta, chi sono le figlie e i figli,
che cosa subirà, che cosa ha fatto. Se qualcuno
poi dice Alcmeone, ha detto subito
anche tutti i figli, che impazzito uccise (10)
la madre, e che subito Adrasto infuriato
arriverà e di nuovo se ne andrà – x – ⏑ –
poi non riescono a dire più nulla
e non hanno assolutamente più nulla da dire nei drammi,
sollevano la macchina come un dito (15)
e per gli spettatori è sufficiente.
Ma noi non disponiamo di queste cose, ma dobbiamo
inventare ogni cosa: nomi nuovi, – x – ⏑ –
x – ⏑ – e poi ciò † che è accaduto prima,
la situazione attuale, il finale, (20)
il proemio. Se un Cremete o un Fidone trascura
anche uno solo di questi punti, viene fischiato,
ma a Peleo e a Teucro è concesso fare tutto.
[Commento]
Il frammento è tramandato nei Deipnosofisti di Ateneo di Naucrati (VI 222c-223a), all’interno di una breve sezione in cui Ateneo paragona la propria narrazione alla tragedia, in quanto entrambi devono solo raccontare materiale noto (i dialoghi dei commensali/i miti), piuttosto che inventare storie nuove. Il fr. 189 K.-A. è il primo di un elenco di tre frammenti comici di IV-III sec. a.C. (seguono Diphil. fr. 29 K.-A. e Timocl. fr. 6 K.-A.). Il testo in trimetri giambici è probabilmente riconducibile al prologo, pronunciato forse dalla personificazione della Commedia o della Poesia drammatica o da un personaggio che parla a nome dei poeti comici in generale (vd. ora Olson 2022: 340, 341), e costituisce un “lamento” dei vantaggi che ha la tragedia rispetto alla commedia.
Ai vv. 1-12 il parlante esprime la considerazione che i poeti tragici sono da ritenere fortunati, poiché hanno a disposizione temi, motivi e personaggi provenienti dalla tradizione mitica ed epica noti agli spettatori; così, questi, non appena ascoltano un nome (ad es. Edipo, Alcmeone, in riferimento alle saghe dei Labdacidi e degli Epigoni, cfr. Arist. Po. 1435a17-22), capiscono come si svilupperà e andrà a finire la trama. Per questo motivo, i poeti tragici sono decisamente più avvantaggiati dei colleghi commediografi.
Ai vv. 13-16 si fa menzione della mēchanē, uno strumento prediletto delle rappresentazioni tragiche a partire dalla fine del V sec. a.C., in particolare nel teatro di Euripide: la macchina del volo consentiva la veloce soluzione di trame complicate tramite il deus ex machina, ovverosia l’intervento di un personaggio appartenente alla dimensione divina che compariva in un appariscente colpo di scena per risolvere la situazione (cfr. Arist. Po. 1454a37-1454b5). I poeti tragici, dunque, quando non riescono più ad andare avanti con la trama, si arrendono e ricorrono a soluzioni facili (cfr. Pl. Crat. 452d, adesp. com. fr. 1089, 12-13 K.-A.). Segue una considerazione sprezzante nei confronti del pubblico, a cui basta solo questo per essere soddisfatto dello spettacolo.
Ai vv. 17-23 il parlante espone gli sforzi che, in contrapposizione, devono compiere i poeti comici nella creazione delle loro opere; si passa, dunque, a una difesa dell’originalità necessaria alla commedia (ne è chiaro esempio Ar. Nu. 534-562) di fronte alla comodità che si ha nel comporre una tragedia. In primo luogo, i commediografi devono inventare tutto ex novo (nomi, argomenti, temi e motivi); in seguito, dal momento che non dispongono di un bagaglio culturale pari a quello a cui attinge la tragedia, sono pressati non solo dalla necessità di spiegare per bene tutti i fatti e antefatti, sicché gli spettatori possano seguire e comprendere la trama, ma devono anche tenere conto dei loro gusti e aspettative (cfr. Pl. Lg. 659b-c, 700e). Il tutto per evitare che la messinscena dell’opera comica risulti un clamoroso insuccesso. Il frammento di Antifane si conclude con l’amara (o presunta tale) affermazione che, diversamente da eroi noti a tutti come Peleo e Teucro, a cui è permesso di trascurare spiegazioni e chiarimenti di ogni tipo (cfr. Diph. fr. 29, 4-5 K.-A.), per eroi comici come Cremete e Fidone (nomi riscontrabili, rispettivamente, nelle Nuvole e nelle Ecclesiazuse di Aristofane) una tale situazione è praticamente un’aporia, poiché rischiano di soffrire la punizione del pubblico insoddisfatto.
[Edizione di riferimento]
R. KASSEL – C. AUSTIN (edd.), Poetae Comici Graeci, II: Agathenor-Aristonymus, Berolini-Novi Eboraci 1991, 418-419; S. D. OLSON, Antiphanes. Zakynthios-Progonoi. Translation and Commentary, Fragmenta Comica 19.2, Göttingen 2022, 337-348.
[Bibliografia essenziale]
A. ROSTAGNI, Da Aristofane e da Antifane ad Aristotele, in Studi in onore di Gino Funaioli, Roma, Angelo Signorelli, 1955, 60-75; O. BIANCO, Il frammento della Ποίησις di Antifane ed un prologo anonimo, «RCCM» 3, 1961, 91-98; U. REINHARDT, Mythologische Beispiele in der Neuen Komödie (Menander, Plautus, Terenz), I, Diss. Mainz, 1974, 101-105; J.L. SANCHIS LLOPIS, Testimonios polémicos de la tragedia postclásica en la comedia del s. IV a. C., in Primeras Jornadas Internacionales de Teatro Griego, Valencia, Nau Llibres, 1995, 75-90; I. AMOUROUX, Antiphane et les themes de la comedie moyenne, Thèse de doctorat, Université Paul-Valéry-Montpellier, 1995, 149-166; D. DEL CORNO, Come si deve fare una commedia: programmi e polemiche nel teatro Ateniese, in F. Conca (a c. di), Ricordando Raffaele Cantarella: miscellanea di studi, «Quaderni di Acme» 36, Bologna, Cisalpino, 1999, 119-133; I.M. KONSTANTAKOS, This Craft of Comic Verse: Greek Comic Poets on Comedy, «Archaiognosia» 12, 2004, 11-53, in part. 21-30; S.D. OLSON, Broken Laughter: Select Fragments of Greek Comedy, Edited with Introduction, Commentary, and Translation, Oxford, Oxford University Press, 2007, 172-175 (D6); J. HANINK, Literary Evidence for New Tragic Production: The View from the Fourth Century, in E. Csapo, H.R. Goette, J.R. Green, P. Wilson (eds.), Greek Theatre in the Fourth Century B.C., Berlin-Boston, De Gruyter, 2014, 197-199; V.L. NAVARRO MARTÍNEZ, Comedia vs. Tragedia: el fragmento 189 K.-A. de Antífanes y la banalización del género trágico, in M.F. Silva, M.C. Fialho, J.L. Brandão (edd.), O Livro do Tempo: Escritas e reescritas. Teatro Greco-Latino e a sua recepção, I, Coimbra, Imprensa da Universidade de Coimbra, 2016, 245-256.
[Parole chiave]
commedia, mesē, Antifane, Poiēsis, Ateneo di Naucrati, Deipnosofisti, tragedia, mēchanē, riflessione letteraria, rivalità poetica.
[Vivian Navarro]