[Argomento] Celebrazione di Olimpie dopo la presa di Olinto

[Fonte] Demostene, De falsa legatione 19, 192-195

[Periodo] 350–300 BC (348 a.C.)

[Testo]

[192] ἐπειδὴ γὰρ εἷλεν Ὄλυνθον Φίλιππος, Ὀλύμπι’ ἐποίει, εἰς δὲ τὴν θυσίαν ταύτην καὶ τὴν πανήγυριν πάντας τοὺς τεχνίτας συνήγαγεν. [193] ἑστιῶν δ’ αὐτοὺς καὶ στεφανῶν τοὺς νενικηκότας ἤρετο Σάτυρον τουτονὶ τὸν κωμικὸν ὑποκριτήν, τί δὴ μόνος οὐδὲν ἐπαγγέλλεται; ἤ τιν’ ἐν αὐτῷ μικροψυχίαν ἢ πρὸς αὑτὸν ἀηδίαν ἐνεορακώς; εἰπεῖν δή φασι τὸν Σάτυρον ὅτι, ὧν μὲν οἱ ἄλλοι δέονται, οὐδενὸς ὢν ἐν χρείᾳ τυγχάνει, ἃ δ’ ἂν αὐτὸς ἐπαγγείλαιθ’ ἡδέως, ῥᾷστα μέν ἐστιν Φιλίππῳ δοῦναι [194] καὶ χαρίσασθαι πάντων, δέδοικε δὲ μὴ διαμάρτῃ. κελεύσαντος δ’ ἐκείνου λέγειν καί τι καὶ νεανιευσαμένου τοιοῦτον, ὡς οὐδὲν ὅ τι οὐ ποιήσει, εἰπεῖν φασιν αὐτὸν ὅτι ἦν αὐτῷ Ἀπολλοφάνης ὁ Πυδναῖος ξένος καὶ φίλος, ἐπειδὴ δὲ δολοφονηθεὶς ἐτελεύτησεν ἐκεῖνος, φοβηθέντες οἱ συγγενεῖς αὐτοῦ ὑπεξέθεντο τὰς θυγατέρας παιδί’ ὄντ’ εἰς Ὄλυνθον. ‘αὗται τοίνυν τῆς πόλεως ἁλούσης αἰχμάλωτοι γεγόνασι [195] καὶ εἰσὶν παρὰ σοί, ἡλικίαν ἔχουσαι γάμου. ταύτας, αἰτῶ σε καὶ δέομαι, δός μοι. βούλομαι δέ σ’ ἀκοῦσαι καὶ μαθεῖν οἵαν μοι δώσεις δωρειάν, ἂν ἄρα δῷς· ἀφ’ ἧς ἐγὼ κερδανῶ μὲν οὐδέν, ἂν λάβω, προῖκα δὲ προσθεὶς ἐκδώσω, καὶ οὐ περιόψομαι παθούσας οὐδὲν ἀνάξιον οὔθ’ ἡμῶν οὔτε τοῦ πατρός.’ ὡς δ’ ἀκοῦσαι τοὺς παρόντας ἐν τῷ συμποσίῳ, τοσοῦτον κρότον καὶ θόρυβον καὶ ἔπαινον παρὰ πάντων γενέσθαι ὥστε τὸν Φίλιππον παθεῖν τι καὶ δοῦναι. καίτοι τῶν ἀποκτεινάντων ἦν τὸν Ἀλέξανδρον τὸν ἀδελφὸν τὸν [196] Φιλίππου οὗτος ὁ Ἀπολλοφάνης.

[Traduzione]

[192] Quando Filippo prese Olinto, celebrò le Olimpie. Per questa festa, e per la riunione celebrativa, riunì attori di tutti i generi; [193] li invitò ad un banchetto, e quando incoronò i vincitori, chiese a Satiro, l’attore comico, perché lui solo non domandasse nulla: aveva notato in lui qualche meschinità, o odiosità nei suoi confronti? Dicono che Satiro rispondesse di non aver bisogno di niente di quello che chiedevano gli altri; ciò che egli avrebbe domandato volentieri era la cosa più facile per Filippo da concedere e da accordare, ma temeva di non ottenerla. [194] Filippo lo invitò a parlare, e addirittura affermò temerariamente che non c’era cosa che non avrebbe fatto. Satiro – raccontano – disse che era suo amico ed ospite Apollofane di Pidna, e che, quando egli era stato ucciso a tradimento, i suoi parenti, impauriti, ne avevano messo in salvo ad Olinto le figlie bambine. Disse: «Con la conquista della città esse sono state fatte prigioniere di guerra e si trovano nelle tue mani, e sono in età di matrimonio. [195] Ti chiedo, ti prego, affidale a me. Vorrei che tu mi ascoltassi, e sapessi quale dono mi farai affidandomele: non ne guadagno nulla se le prendo con me, le darò in moglie aggiungendo di mio la dote, e non permetterò che patiscano niente che sia indegno di noi o del padre». Quando l’udirono i presenti al banchetto, esplose un tale applauso, un clamore, un elogio da parte di tutti, che Filippo ne fu impressionato, e gliele affidò. Eppure Apollofane era fra coloro che avevano ucciso Alessandro, il fratello di Filippo. (trad. I. Labriola)

[Commento]

Il passo demostenico riferisce un episodio emblematico della politica culturale e propagandistica di Filippo II di Macedonia, subito dopo la presa di Olinto nel 348 a.C. In questa occasione, Filippo organizzò feste olimpiche di grande solennità che includevano, come attesta Diodoro Siculo (16, 55, 1–2 ‘magnifici sacrifici’ (μεγαλοπρεπεῖς θυσίας) e splendidi agoni’ (λαμπροὺς ἀγῶνας) e accoglievano artisti di ogni provenienza (πάντας τοὺς τεχνίτας: sull’interessante menzione dei technitai, che tuttavia non implica l’esistenza delle corporazioni degli artisti, vd. Csapo-Wilson 2020, 392). La panegyris aveva un chiaro intento politico: serviva a rafforzare il consenso attorno alla figura del re, presentato non solo come vincitore militare, ma anche come benefattore e patrono delle arti. Al centro del racconto demostenico (vd. anche Diod. 16, 55, 3-4) è posto l’episodio dell’attore comico Satiro (su cui vd. Stephanes 1983, n. 2235), probabilmente originario di Olinto (vd. Athen. 5, 591e; su una possibile cittadinanza ateniese vd. Osborne 1983, III-IV, X17), che durante uno dei simposi organizzati da Filippo ottenne la liberazione delle figlie del suo amico Apollofane, condannato a morte dal re. L’aneddoto, che nella fonte è trattato in chiave polemica antimacedone (per un’interpretazione dell’episodio in senso filomacedone vd. invece Aeschin. 2, 156), serve a Demostene per evidenziare la strumentalizzazione delle celebrazioni da parte del sovrano, che ricorreva a doni e benefici per conquistare l’adesione di esponenti influenti delle città greche. Il testo è interessante anche per attestare la presenza alla festa di attori comici e dunque per ipotizzare che le competizioni di cui nel corso del banchetto si premiavano i vincitori, prevedessero gare di commedia oltre che di tragedia (cfr. Moloney 2014, 342. Vd. anche Diod. 17, 16 che menziona σκηνικοὺς ἀγῶνας nell’ambito della celebrazione organizzata a Dione da Alessandro. Per la tipologia di gare previste alle Olimpie, vd. schol. Demosth. 19, 383 Dilts e comm. ad loc.). Rimane controversa la localizzazione dell’evento. Lo scolio al passo di Demostene (vd. scheda e commento) lo collega alle tradizionali Olimpie di Dion fondate da Archelao e tale contestualizzazione, nell’ambito della tradizionale festa nazionale macedone, è generalmente accettata dagli studiosi moderni (cfr. Mari 1998, 144 ss.; Csapo-Wilson 2020, 596). Questa collocazione a Dione non si ricava però dalle fonti. Demostene e Diodoro connettono difatti strettamente l’organizzazione della festa alla presa di Olinto (Demosth. 19, 192: ἐπειδὴ γὰρ εἷλεν Ὄλυνθον; Diod. Sic. 16, 55, 1-4: Μετὰ δὲ τὴν ἅλωσιν τῆς Ὀλύνθου), senza menzionare la città di Dion. La stessa indicazione della festa, priva di articolo determinativo, Ὀλύμπι’ ἐποίει, Ὀλύμπια ποιήσας (fece delle feste Olympia, non le feste Olimpiche) non sembra far riferimento alla specifica festività nazionale macedone ma ad una celebrazione legata alla circostanza. L’occasione è chiaramente indicata da Diodoro e dallo scolio a Demostene: le feste furono indette come ringraziamento agli dèi (τοῖς θεοῖς ἐπινίκια, così Diodoro) e celebravano, come specifica lo scolio, da una parte la vittoria dei Macedoni (ἐπὶ νίκῃ), ma dall’altra la disgrazia dei Greci (καὶ συμφορᾷ τῶν Ἑλλήνων). Il riferimento a Dione è contenuto solo nello scolio, ma non per contestualizzare l’evento di Filippo bensì per spiegare che il primo a celebrare in Macedonia feste Olimpiche fu Archelao, e lo fece nella città di Dione. Nel caso specifico del 348, la peculiarità della festa, la presenza degli stranieri ed in particolare dell’attore comico Satiro che potrebbe essere proprio di Olinto, il tentativo di Filippo di ingraziarsi i presenti con banchetti, doni e benefici tant’è che molti facevano a gara nel consegnarsi a Filippo, non consentono di escludere l’ipotesi che la celebrazione sia avvenuta proprio sul luogo e magari nel teatro della città occupata, ad inaugurare una tradizione, quella di indire feste e giochi nei luoghi delle città conquistate, che avrebbe caratterizzato l’intera campagna d’Asia di Alessandro (per tale strategia propagandistica dei sovrani macedoni vd. Mari 2002, 235-238; Squillace 2004, 139 ss.; Squillace 2011, 311-313). Sebbene non siano stati identificati ad Olinto resti archeologici del teatro, il ritrovamento di numerose statuette di attori e la documentazione relativa ad artisti drammatici originari della città confermano la vivacità culturale e teatrale della polis nel V-IV secolo a.C. (vd. Csapo-Wilson, 538).

[Bibliografia essenziale]

E. CSAPO – P. WILSON, A social and economic history of the theatre to 300 BC. Vol. II. Theatre beyond Athens: documents with translation and commentary. Cambridge 2020; M. MARI, ‘Le Olimpie macedoni di Dion tra Archelao e l’età romana’, Riv. Fil. Istr. Cl. 126, 1998, 137-169; M. MARI, Al di là dell’Olimpo, Atene 2002; E.P. MOLONEY, ‘Philippus in acie tutior quam in teatro fuit… (Curtius 9.6.25): The Macedonian kings and Greek theatre’, in E. Csapo – H.R. Goette – J.R. Green – P. Wilson (eds.), Greek Theatre in the Fourth Century BC, Berlin – Boston 2014, 231-248; M. J. OSBORNE, Naturalization in Athens, Voll. III-IV, Brussel 1983; G. SQUILLACE, Βασιλεῖς ἢ τύραννοι. Filippo II e Alessandro Magno tra opposizione e consenso, Soveria Mannelli 2004; G. SQUILLACE, ‘La maschera del vincitore. Strategie propagandistiche di Filippo II e Alessandro Magno nella distruzione di città greche’, Clio 93, 2011/2, 308-321.

[Parole chiave]

Filippo II, Olinto, Olimpie, agoni teatrali, Satiro attore comico

[Alessandra Manieri]