[Autore] Ion Chius (480-422 a.C. ca.)

[Opera] Ion, fr. 5 Gent.-Pr. = 32 West2 = 93 Leurini = 4 Valerio

[Luogo dell’opera] Atene

[Fonte] Cleonid. Isag. Harm. 12 (p. 202 Jan) = Man. Bryenn. Harm. 1, 8 (p. 116 Jonker): ἐπὶ μὲν οὖν τοῦ φθόγγου χρῶνται τῷ ὀνόματι (scil. τόνῳ) οἱ λέγοντες ἑπτάτονον τὴν φόρμιγγα, καθάπερ Τέρπανδρος καὶ Ἴων. ὁ μὲν γάρ φησιν· … [Terp. fr. 4 Gostoli]. ὁ δέ·

[Tipologia] Elegia

[Periodo] 450–400 BC

[Testo]

Ἑνδεκάχορδε λύρα, δεκαβάμονα τάξιν ἔχοισα

εἰς συμφωνούσας ἁρμονίας τριόδους,

πρὶν μέν σ’ ἑπτάτονον ψάλλον διὰ τέσσαρα πάντες

῞Ελληνες σπανίαν μοῦσαν ἀειράμενοι

[Metrica]

Distici elegiaci

[Traduzione]

Cleonide, Introduzione alla scienza armonica: pertanto coloro che definiscono la phorminx di sette toni si servono del termine tonos al posto di phtongos («suono»), proprio come Terpandro e Ione. L’uno infatti dice: … [Terp. fr. 4 Gostoli], l’altro invece:

Lira dalle undici corde, che ha una disposizione in dieci gradini

per le tre vie consonanti dell’armonia,

un tempo tutti i Greci ti suonavano di sette toni

per intervalli consonanti di quarta, levando una musica modesta.

[Commento]

In passato si è arrivati a revocare la paternità di questa elegia a Ione di Chio (WILAMOWITZ 1903, 75 n. 1), al fine di abbassarne la cronologia per renderla contemporanea all’attività di Timoteo di Mileto: immediato appare il confronto dell’hapax ἑνδεκάχορδος (v. 1) con l’affine ἑνδεκακρούματος («dagli undici suoni»), attestato unicamente in Timoth. fr. 719, 230 PMG sempre in riferimento al suono di uno strumento a corde di cui Timoteo si considera inventor. Sebbene un passo della Pace di Aristofane (vv. 835-7) e i relativi Schol. vet. Ar. Pac. 835-7a; 837b attestano che Ione fosse già morto al momento della rappresentazione di questa commedia (421 a.C.), egli va inserito a pieno titolo nel panorama di quei poeti artefici delle innovazioni poetico-musicali che interessarono il periodo a cavallo tra V e IV sec. a.C.: ne sono prova da un lato Ion fr. 745 PMG, un’incipit ditirambico dalle tematiche ‘eteree’ e celesti, tipiche del nuovo stile (cf. Ar. Pax 828-31; Av. 1382-90), dall’altro le sue elegie dall’impianto metaforico costruito su immagini e aggettivazioni ardite, in linea con le tendenze contemporanee (vd. FONGONI 2014). Il testo è costellato di termini che diverranno propri del lessico tecnico della musica greca. L’invocazione alla lira dalle undici corde era con ogni probabilità posta in apertura del componimento. Il primo distico è costruito su un’efficace metafora che rappresenta la prima attestazione dell’immagine di ‘spazio sonoro’ operante nella speculazione musicologica successiva (vd. ROCCONI 1999, 97-8), e fa riferimento all’adozione dell’endecacordo, di fatto retrodatando tale innovazione tendenzialmente legata al nome di Timoteo. Al v. 1 c’è anche un altro hapax, l’aggettivo δεκαβάμων che, fuor di metafora, pare alludere agli intervalli, vale a dire i dieci spazi situati tra le undici corde. Esso è attributo di τάξις, altro termine che acquisirà in seguito l’accezione propriamente musicale di «ordine dei suoni nell’ambito della scala musicale» (ROCCONI 2003, 143). La metafora è ancora operante a v. 2, dove «le tre vie consonanti dell’armonia» sembrano descrivere la struttura dell’endecacordo, formato dai due tetracordi congiunti già propri del sistema dell’eptacordo a cui viene aggiunto un tetracordo disgiunto (vd. POWER 2007, 181). Il passaggio alla rievocazione della musica del passato è marcato dall’avverbio πρίν (v. 3). Essa era legata ad un sistema ἑπτάτονος, qui sinonimo di ἑπτάχορδος («di sette corde») in quanto riferito al verbo ψάλλω che indica propriamente l’atto di suonare lo strumento pizzicando le corde con le dita, ed era eseguita διὰ τέσσαρα (v. 4), variante del più frequente διὰ τεσσάρων (scil. χορδῶν), con riferimento al tetracordo. Al v. 4 compare anche una notazione di carattere estetico che definisce la musica antica σπανία («esigua», «modesta»), di fatto instaurando un confronto implicito, almeno per noi, con le nuove possibilità melodiche offerte dall’endecacordo.

[Edizioni di riferimento]

B. GENTILI – C. PRATO (edd.), Poetae Elegiaci. Testimonia et fragmenta. Pars altera, Monachii et Lipsiae 20022; M.L. WEST (ed.), Iambi et Elegi Graeci ante Alexandrum cantati. Editio altera atque emendata, II, Oxonii 19982; A. LEURINI (ed.), Ion Chius. Testimonia et fragmenta, Amsterdam 20002; F. VALERIO (ed.), Ione di Chio. Frammenti elegiaci e melici, Bologna 2013.

[Bibliografia essenziale]

G. COMOTTI, ‘L’endecacordo di Ione di Chio, QUCC 13, 1972, 54-61; A. FONGONI, ‘Influenze del ‘Nuovo Ditirambo’ sull’elegia di V-IV secolo a.C.: Ion fr. 1 Gent.-Pr. (= 89 Leurini)’, ARF 16, 2014, 121-131; F.R. LEVIN, ‘The Hendecachord of Ion of Chios’, TAPA 92, 1961, 295-307; T. POWER, ‘Ion of Chios and the Politics of Polychordia‘, in V.J. JENNINGS – A.K. KATSAROS (edd.), The World of Ion of Chios, Leiden-Boston 2007, 179-205; Th. REINACH, ‘Un fragment d’Ion de Chios’, REG 14, 1901, 8-19; E. ROCCONI, ‘Terminologia dello ‘spazio sonoro’  negli Elementa Harmonica di Aristosseno di Taranto’, QUCC n.s. 61, 1999, 93-103; E. ROCCONI, Le parole delle Muse. La formazione del lessico tecnico musicale nella Grecia antica, Roma 2003; M. WESOLY, ‘«Lira dalle undici corde»: per l’interpretazione del fr. 5 G.-P. di Ione di Chio’, AIONFilol. 12, 1990, 89-98; M.L. WEST, ‘Analecta Musica’, ZPE 192, 1992, 23-28; U. VON WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, ‘Lesefruechte’, Hermes 37, 1902, 302-314; U. VON WILAMOWITZ-MOELLENDORFF (ed.), Timotheos. Die Perser, Leipzig 1903.

[Parole chiave]

Endecacordo, ‘Nuova’ Musica, eptacordo

[Serena Napoleone]